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Conversazioni tra professionisti

Tolktolk aperitivo. Come sedurre il pubblico parlando

Apriamo il 2019 con un Tolktolk dedicato al public speaking e lo facciamo alla grande con un'esperta attrice e speaking coach Cristiana Raggi. L'intervista e il video integrale della serata

 

Video integrale della serata  

Quante volte ci siamo trovati di fronte ad un pubblico per presentare noi stessi o una relazione o altro? Non parliamo necessariamente di un pubblico da stadio, ma anche dieci persone possono creare quell'ansia che colpisce (secondo le ultime statistiche) quasi il 75% di noi. Quindi data l'alta percentuale ho deciso di invitare Cristiana Raggi, attrice e speaking coach, che ha fondato Co.Ol. acronimo di Comunicazione Olistica, è una realtà specializzata nella formazione personale e professionale nell’ambito della comunicazione, e del public speaking. Con Cristiana abbiamo sviscerato qualche spunto per migliorare le nostre performance in pubblico e magari smantellare le paure che ci fanno fare delle pessime figure.

Di seguito l'intervista a Cristiana Raggi.

Tu parli spesso di limiti che ognuno ha quando si tratta di parlare in pubblico che diventano delle risorse, ci fai un esempio concreto

limiti nell’Antica Roma erano quelle pietre che segnavano i confini, ed erano considerate sacre e protette da una divinità. Trovo che sia sempre interessante cercare il significato etimologico di una parola, soprattutto quando il suo senso comune è particolarmente univoco, come in questo caso. Limite sembra qualcosa che ci fa arrivare solo fino ad un certo punto mentre se guardiamo anche in senso più ampio vediamo che può rappresentare un confine ideale, un livello che descrive un prima e dopo, due cose differenti che non necessariamente devono avere accezioni positive o negative quanto piuttosto nature diverse.
Sulla base di questa premessa il limite che uno sente può essere a mio parere indicativo di una dote che si possiede o potenziale di una dote che si può raggiungere proprio grazie al “limite”. 

Per il primo esempio pensiamo all’essere introverso che, ad una prima interpretazione, sembrerebbe una dote non affine all’essere oratore. Osservando meglio vedremo che è nella natura dell’introverso l’avere un maggiore ascolto, essere maggiormente empatici o intuitivi e quindi per esempio tutto questo può rappresentare quella marcia in più che ti fa comprendere meglio il tuo pubblico.

Invece il potenziale oratorio di una persona può avere una spinta maggiore a rivelarsi proprio grazie ad una timidezza che invece di reprimere l’esigenza di esprimersi nel suo non dire, non fare può arrivare a fomentarla proprio grazie al fuoco che nasce nel cuore del timido che si ritrova combattere contro quella che crede essere la sua unica natura.
Molte volte quelli che noi chiamiamo limiti sono delle sensibilità che possono diventare il nostro carattere distintivo che ci rende unici come oratori.

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I gesti che aiutano a restare a proprio agio e che vengono percepiti positivamente dal pubblico

Per rispondere a questa domanda attingo alle indicazioni date agli attori dai grandi maestri, perché questo alla fine è il linguaggio che più mi rappresenta. Michail Cechov, nipote del grande Anton parlava di Gesto Psicologico, cioè diceva che ogni personaggio sulla scena ha un desiderio principale e una maniera tipica di esaudire questo desiderio. Nella ricerca del personaggio l’attore arrivava ad un gesto rappresentativo di questo desiderio che altro non è che la sua volontà, e per raggiungerlo, per cercare di ottenere ciò che desiderava utilizzava la storia raccontata esprimendo così la qualità del suo agire. Michail l’ha espresso in questo modo ma noi possiamo trovare tracce di questo pensiero in molte altre tecniche. 

Perché è efficace lasciarsi ispirare da questi metodi? La risposta è insita nel fatto che la rappresentazione artistica ha lo scopo di mostrare la realtà e la sua possibilità di cambiamento, oltre che il suo nodo evolutivo. Riportando il tutto ad un discorso di Public Speaking ci rendiamo conto che è necessario capire qual è il nostro desiderio che sta alla base di un discorso che dobbiamo fare e in che modo vogliamo esprimere la volontà per raggiungerlo; il gesto che scaturirà da questo sarà quello corretto e che verrà percepito positivamente dal pubblico. Oltre a questo, che rappresenta la base, chiaramente potrei decidere di “costruire” una prossemica che mi rappresenta maggiormente, magari seguendo così una mia natura.

Cosa mi dici della respirazione?

La corretta respirazione è fondamentale per tutto, per: la nostra salute, la gestione delle emozioni oltre che della voce. Di solito il primo lavoro che propongo, sempre, è sulla respirazione. Come riappropriarsi di essa può essere un percorso molto illuminante e rigenerante. Il primo suggerimento che posso dare è quello di osservare la propria respirazione nell’arco della giornata, delle giornate. Dov’è? In alto, in basso. Com’è? Corta, lunga, interrotta. Come prima cosa quindi, l’essere consapevoli del come funziona la meravigliosa macchina che ci porta in giro da quando siamo nati.

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Come si fa a raccontare una presentazione business?

Ricordiamoci che “nasciamo” attorno ad un fuoco nell’atto della condivisione dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Siamo nati per ispirarci a vicenda attraverso le nostre storie e per comunicarle. Tutti, nessuno escluso. Una presentazione business è il racconto di un’idea che ha prodotto un mercato, qualcosa di veramente corroborante ai nostri occhi moderni. L’idea è il desiderio di cui sopra di questa azienda e il suo racconto è effettivamente fondamentale nei termini aperti dalla domanda.

Oltre a questo è bene essere specifici, cioè sapere cosa voler raccontare in base a quello che si vuole comunicare e raggiungere, tramite quel determinato speech. Bisogna avere una strategia per fare tutto questo, cioè per raggiungere il nostro desiderio o obiettivo. Infine se ci si crede allora tutto diventa ancora più condivisibile ed efficace; l’essere umano vibra per corrispondenza, per risonanza, alla ricerca dell’armonia, ha bisogno di riconoscersi in un atteggiamento, in una storia, questo per poter fare a sua volta qualcosa di eccezionale nella propria vita.

Esistono parole che non si devono dire?

Questa domanda stimola la mia mente, perché tendo a non dare valutazioni dicotomiche, questo va bene e questo no. Trovo che tutto sia abbastanza relativo ma mi rendo conto che avere una lista può essere un aiuto, può essere un’indicazione iniziale moto utile. Dal contesto di questa risposta escludo tutte quelle parole che veramente potrebbero essere poco accettate come le parolacceo le bestemmie, anche se potrei portare alcuni esempi di persone che le utilizzano molto bene, per lo più in contesti comunque informali o comici (stand-up comedy per esempio).
A parte questo ho fatto una ricerca per vedere cosa diceva il web e ho trovato una lista, a mio avviso un po’ troppo rigida, ma che condivido volentieri:

  • non sono preparato
  • mi spiace
  • scusate sono nervosa
  • non avete capito
  • non sono sicura
  • uno, due, tre, va (microfono)
  • non vi vedo
  • rispondo dopo
  • è troppo piccolo, ve lo leggo io
  • si legge? Ve lo leggo lo stesso
  • spegnete i cellulari
  • sarò breve
  • sto per farvi ridere
  • è la prima volta che parlo in pubblico
  • siete stanchi?
  • Credo

Bene, non sono d’accordo, direi che i casi possono essere due: pronunciare veramente queste parole, credo infatti che la sincerità sia un sinonimo stretto di forza. Se invece fossero utilizzate mentre si è in uno stato alterato dalla paura di stare di fronte al pubblico, e il loro impiego portasse ad un appesantimento della situazione, ecco allora sì, sarebbe meglio non dirle.

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Si parla allo stesso modo se hai di fronte  5 persone oppure 500?

Potrei dire quello che ho sentito per la prima volta nella mia vita a teatro: “Recita davanti al pubblico sempre allo stesso modo, sia che tu abbia 1000 spettatori che 100”

Credo che la specifica sia richiesta proprio dal fatto che esistono delle differenze, anche qui però tutto diventa molto soggettivo. C’è chi preferisce avere molto pubblico e l’averne poco provoca ansia. Chi il contrario. Io per esempio preferisco avere un pubblico di persone che non conosco, mi mette più a mio agio, se invece ci fossero dei miei affetti nel mezzo mi farebbe sentire l’ansia del piacergli a tutti i costi. Il pubblico respira insieme all’oratore, vive le sue stesse emozioni. Il collegamento di solito è diretto e vivo. 5 e 500 è differente, ma non per tutti nello stesso modo.

Quali sono le 5 regole codificate che si devono attivare per parlare in modo decente in pubblico?

Si può partire dalle basi e lavorare sulla propria modalità di stare di fronte al pubblico, sulla propria presenza. Procedendo a passi sicuri verso la corretta articolazione delle parole al fine di farle percepire bene tutte. Lusare bene la voce è fondamentale per dare il colore giusto ai pensieri, e per farlo il lavoro sul respiro è basilare. Il corpo deve essere rilassato ma attento e infine una delle doti migliori è la flessibilità, essere in grado di seguire il proprio piano ma anche di interromperlo per eventuali imprevisti che di solito capitano sempre, beh questa è sicuramente un’ottima arma da utilizzare.

La serata è stata in live streaming  su Facebook grazie Francesco  Donato Bianco del Titolo TV e le foto di Roberto Salvatori.

 

Chi è 

Cristiana Raggi

Foto della serata

 

 

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Chi sono

Sono Dora Carapellese, mi occupo di comunicazione, gestisco i rapporti con i media, sono una giornalista e svolgo attività di formazione sui temi legati alla comunicazione.

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